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Che cos'è Procidaniuse?

Procidaniuse è il nostro nuovo tentativo di dare voce a quanti a Procida e su Procida hanno  qualcosa da dire.
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Venerdi Santo: un po' di storia PDF Stampa E-mail

Il mio amico Eugenio Persico, che sta realizzando un documentario sulla Processione del Venerdi Santo a Procida,  mi ha chiesto di scannerizzargli una serie di foto della processione. Sono le foto della mia partecipazione alla manifestazione dall'eta di quattro anni fino al 1963, quando di anni ne avevo gia dodici!
Approfitto di questa occasione per proporre ( a chi evidentemente ne ha voglia) queste foto accompagnate da qualche breve ricordo di come era la Processione più o meno cinquanta anni fa...

 
 Prima iniezione di processionite: Ho quattro anni e mi mettono il vestitino di "fratello" e mi mandano da solo (niente padri, madri, nonni) in processione con il panno della Veronica appeso al collo. Cosa spingeva genitori come i miei a far partecipare figli cosi piccoli a questa manifestazione? Mi direte che è esibizionismo e che la cosa continua ancora oggi. Forse, ma mi piace pensare che una delle ragioni principali fosse la voglia di trasmettere questa tradizione che ci rimane poi nel sangue fino a quando diventiamo vecchi. 
 
 Non è vero, non sono da solo: mi hanno affidato a questi quattro ragazzi che stanno portando un mistero preparato dal mitico Jo (chi se lo ricorda ancora?) che tratta la moltiplicazione dei pani. Io mi sono ingoiato una pagnottella per cui faccio bene attenzione a tenere la bocca chiusa davanti al fotografo. Come vedete è tutto molto modesto: le dimensioni e i materiali dei misteri, perfino l'aria che si respira è da manifestazione di paese.
 
 Eccomi al mio primo mistero: non più simboli da portare da solo ma un vero "mistero" da trascinare per Procida in compagnia di tre coetanei. Inutile dire che non ho dormito la notte e che non sto nella pelle dall'emozione!
 
 L'agnello pasquale rappresenta un ulteriore passaggio segnato dal "dramma " della morte del "pucuriello" con cui prima ci lasciano un po giocare e poi ci dicono che deve essere ammazzato per poterlo mettere sul mistero (che barbari!)
 
 Il mio turno per "la moltiplicazione dei pani" Ovviamente anche a noi i misteri li prepara Jo (il caro vecchio Zi Giusuppino) che usando materiali poveri riesce a creare atmosfere di eccezionale poesia. Carta stagnola, grappoli d'uva di cera, fiori di stoffa, vecchi pastori: povere cose che si trasformano nelle sue mani per raccontare una sua versione romanzata di Bibbia e Vangeli
 

 La tempesta sedata" Voglio farvi notare due cose:

  • I ragazzi che portano il mistero con me sono più o meno sempre gli stessi. Infatti si creavano delle "compagnie" abbastanza stabili. Quando due ragazzi bisticciavano una delle cose più tremende che potevano dirsi era: non farai il mistero con me!
  • l'altra cosa da notare e la misura estremamente ridotta dei misteri: difficilmente si arriva ai 3 metri di lunghezza e i misteri sono a sei, otto persone. Eccezzion fatta per le cene che potevano nei casi più esagerati raggiungere le ventiquattro persone. ma come vi dicevo erano casi eccezionali. Il mistero peggiore era quello a sei perché chi capitava a centro sopportava un peso molto maggiore di chi era avanti o dietro
 

 qui si ferma la nostra storia. Di misteri ne ho fatti ancora, almeno fino a vent'anni ma questa è per me la parte più bella.
Questa nella foto è la prima cena ebraica. Fino a questo momento le cene sono tavole imbandite con cefali, ( a chi li metteva più grandi. Alla fine mettevano pesci di vari chili) pani finemente lavorati ed insalate. In un eccesso di zelo decidiamo che  l'ultima cena,  alla maniera ebraica doveva essere con capretto, pane azzimo ed erbe amare dando vita a questo nuovo mistero che ancora oggi di tanto in tanto  si trova nella processione.

Fine della mia piccola storia. Se qualcuno ci ha visto un qualche spunto polemico pensi pure quello che vuole. Mi piaceva condividere questi miei ricordi e sarei ben contento se qualcuno volesse mandarmi altre foto d'archivio sulla processione che è indubbiamente una delle nostre tradizioni più forti. 

 
 
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