Davide Zeccolella, attivista della Lipu e mio buon amico, è stato vittima nei giorni scorsi di un vile atto intimidatorio. A radice di questo, Davide ha scritto una lettera aperta, pubblicata nei giorni scorsi anche dal giornale Il golfo, che volentieri pubblichiamo:
Lettera aperta ai cacciatori dell’Isola di Procida Egregio Presidente della Sezione Federcaccia di Procida, scrivo a Lei questa lettera in quanto rappresentante del gruppo di cittadini procidani ai quali lo Stato ha concesso di svolgere l’attività venatoria su una parte del territorio nazionale, con tutti i diritti, doveri e vincoli che la legge nazionale 157\92 e la legge regionale 8\96 prescrivono.
La caccia, quindi, è un’attività riconosciuta e in tutti i paesi civili regolamentata ormai da tantissimi anni, con lo scopo ultimo di essere sostenibile. Infatti, ai sensi di legge, la fauna selvatica è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale e l’esercizio dell’attività venatoria è consentito purchè non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole. Questa premessa era doverosa, per rispedire al mittente le accuse di “estremista conservatoresco” che da più pulpiti, negli ultimi anni, sono state rivolte al sottoscritto e amici. Nessuno può negare, che fino a pochi anni fa sull’isola di Procida il bracconaggio era diffusissimo: l’attività venatoria appariva lontana anni luce dai regolamenti sopra citati, gli stessi pochi cacciatori onesti erano irriconoscibili poiché oscurati dai tanti liberi e diseducati sparatori. È bene ricordare che alcuni personaggi accedevano tranquillamente sull’isola di Vivara, riserva naturale dello stato (e se qualcuno ha dubbi su questa etichetta non deve chiedere a me le spiegazioni), con tanto di fucile in spalla, frequentando quotidianamente l’isolotto nel mese di novembre per la “posta” alla beccaccia, e per fare questo si creavano delle “piazzole” di caccia di discreta estensione ricavate dal taglio abusivo della vegetazione. Insomma si faceva il bello e il cattivo tempo approfittando dell’abbandono e dei problemi di mala gestione che sono stati poi il cancro dell’isolotto. L’ultimo sequestro di fucili su Vivara operato dal Corpo Forestale dello Stato risale ad appena pochi mesi fa, precisamente al novembre del 2007… Se a Vivara l’attività di bracconaggio era operata da un numero esiguo di persone, ben diversa era (e sono ottimista nel parlare al passato) la situazione a Procida, in particolare per il bracconaggio primaverile. I cacciatori seri e rispettosi della legge, in Italia, smettono di andare a caccia il 31 di gennaio, riponendo i fucili in custodia con un “arrivederci a settembre”. Sulle isole, invece, in particolare sulle piccole isole del Tirreno interessate in modo straordinario dal passo primaverile degli uccelli migratori, sia per “tradizione” sia per assenza di organi di controllo si registra da sempre un livello molto alto di bracconaggio, cioè della caccia non consentita dalla legge. La quale oltre ad essere illegale, come insegna il dott. Stabile della Forestale, è soprattutto immorale poiché colpisce gli animali nel periodo pre – riproduttivo nel corso del loro volo intercontinentale Africa - Europa . A Procida, come sulle altre isole, agli spari non consentiti si aggiungevano i numerosi richiami elettromagnetici, sempre vietati, che riproducevano il verso delle quaglie e che erano in funzione tutte le notti praticamente su ogni punta dell’isola. Bracconaggio primaverile, dunque, che a Procida (con la sua altissima densità abitativa) si legava in modo palese al disturbo della quiete pubblica provocato dalle centinaia (c’è un video che testimonia questa mia affermazione) di fucilate che si ascoltavano all’alba e dal rumore amplificato di detti richiami attivi di notte. Tutto questo in un centro abitato quale è tutta l’isola, dove le distanze tra abitazioni e strade pubbliche non superano mai i 100 \ 150 metri… una vera vergogna che forse non ha eguali in Italia. Quando pochi anni fa con la LIPU, la lega che in Italia si occupa della conservazione degli uccelli e dei loro habitats, decidemmo di intervenire su Procida nello scenario appena descritto, in molti nacque un senso eccessivo di rivolta, che a volte in questi anni è sfociato quasi nell’odio feroce verso Chi faceva notare che non era più possibile continuare a “divertirsi” in quel modo. Ai ripetuti appelli fatti sui giornali e a volte anche sul campo dagli inizi della primavera del 2005, di risposta si continuò a bracconeggiare come e peggio di prima, con sfrontatezza e senza rivolgere un minimo di considerazione agli appelli fatti. Non mancarono, inoltre, gli atti di puro stampo malavitoso, come il duplice taglio delle ruote all’auto del prof. D’Antonio, e a distanza di poco tempo il taglio delle ruote e il danneggiamento dello scooter del sottoscritto. Di certo non abbiamo visto i colpevoli di simili vigliaccate, ma non riusciamo a non credere alle coincidenze, guarda caso questi episodi si registrano sempre in aprile – maggio!
A mali estremi, estremi rimedi…non sono mai mancate le denunce, gli articoli di protesta, i sequestri di richiami ed armi, l’eliminazione degli appostamenti di caccia non autorizzati, ma fino ad oggi il numero di bracconieri denunciati si conta sulle prime dita di una mano. Le sole sanzioni amministrative sono come le multe per i divieti di sosta e i sequestri contro ignoti fanno male solo alla tasca di chi, ripeto, svolge un’attività illegale e dannosa. È forse la dimostrazione che ci interessa più l’aspetto preventivo che non il repressivo?? Eppure quanto parlottare, quanta cattiva educazione nel linguaggio di molti, quante lamentele, quante strategie messe in atto pur di “dare due botte” in periodo non consentito. Ma queste sono cose demenziali di bassa categoria, che di solito non hanno nulla a che fare con le associazione dei cacciatori legalmente riconosciute. E ancora, vista la non volontà da parte di molti di rispettare il divieto di caccia primaverile, dal 2006 la Lipu sta organizzando su Procida il Campo Antibracconaggio (sull’esempio di quanto avviene ad Ischia da oltre 10 anni), con la collaborazione del Corpo Forestale e della Polizia Provinciale, che ha come principale scopo quello di prevenire il bracconaggio. Se poi la prevenzione non basta, chi commette dei reati se ne assume la RESPONSABILITA’ e ne paga personalmente le conseguenze, poiché i veri estremisti dello sparo devono essere denunciati alla magistratura. Egregio Presidente, anche per questa primavera la Lipu ha organizzato il campo antibracconaggio al quale partecipano guardie venatorie provenienti da varie parti d’Italia e soci che svolgeranno il monitoraggio dell’isola. L’attività è iniziata appena pochi giorni fa, e come sempre era stata preannunciata anche alla sua associazione, la Federcaccia di Procida. Come abbiamo avuto modo di discutere con Lei e con alcuni cacciatori intervenuti durante l’incontro che ci ha visti finalmente dialogare come avviene normalmente tra i componenti di due associazioni della società civile (e vi ringrazio pubblicamente per aver accettato l’invito), questa nostra “cortesia” è finalizzata al raggiungimento di una rispettosa convivenza. Se avessimo avuto sete di denunce e di bracconieri avremmo agito diversamente, con lavoro e appostamenti segreti con le forze dell’ordine, come accade su altre isole dove di certo non si ha tanta creanza. È il secondo anno che adottiamo questo modus operandi ma nonostante tutto il messaggio stenta ad essere ricevuto da un gruppetto residuo di bracconieri, dunque in futuro si agirà diversamente…anche perché è noioso ripetere e fare sempre le stesse cose. Purtroppo, presidente, devo rivolgermi a Voi cacciatori seri con la speranza di raggiungere indirettamente anche quelli meno seri, si sa che a Procida le notizie strisciano e si diffondono in modo fluido e capillare. Da sempre ci auguriamo che il vostro ruolo sia anche questo, e cioè fare da moderati e tentare di vincere o isolare gli estremi. Come Le ho già riferito, due giorni fa, appena sbarcati i primi campisti della Lipu, il mio motorino parcheggiato dalle ore 18 in via Regina Elena è stato gravemente danneggiato con una modalità che si ripete: ruote squartate e sella tagliata, magari dopo un pedinamento durato qualche ora. Troppe coincidenze…sicuramente il colpevole di tale atto da mentecatti è legato al mondo del bracconaggio che a volte sfocia, come è evidente, nella delinquenza pura. I coltelli sembrano i protagonisti indiscussi di questi danneggiamenti che si ripetono negli anni, tagli e coltelli, stavolta in pieno giorno, come usano le normali bande criminali. Addirittura circolano voci, le solite miserabili voci paesane da ascoltare sempre con cautela, che sarebbe pronto per il sottoscritto in terra napoletana una sorta di “paliatone” o “accoppamento”, colpevole di intaccare questi interessi da quattro soldi…non oso immaginare che trattamento è riservato a chi intralcia gli interessi milionari! Accolta con ironia e non tanto stupore questa “notizia” (il livello questo è…), ovviamente tutto è stato riferito alle forze dell’ordine per opportuna conoscenza. Comunque, a parte le cattive amicizie e i cattivi insegnamenti che derivano da chissà quali ed eventuali contatti con la mala vita in continente, ho scritto questa lettera ai cacciatori isolani proprio per evidenziare la gravità del gesto e per ribadire che cacciatori e bracconieri non sono neanche lontani parenti. Ho amici cacciatori, non procidani, (questo a dimostrazione che non considero i cacciatori figli di Satana) che sono inorriditi di fronte a quanto accade sulle isole. Se si raggiungono questi livelli significa che c’è qualcuno che con il fucile ha un rapporto morboso e dubito che queste persone abbiano i requisiti psicologici per avere il porto d’armi uso caccia. Ci vuole ben altro senso civico per andare in giro con un’arma! Con questa lettera aperta, rinnovo il rispetto alla Sua Associazione sperando di trovare nella massima parte dei suoi iscritti una condanna sincera per questo ultimo atto di teppismo e la piena osservanza dei modi, tempi e luoghi previsti dalla legge per svolgere l’attività venatoria. In altri luoghi la figura di chi vigila sull’attività di caccia è considerata un bene, come sempre è questione di cultura ed educazione.
Cordiali Saluti Davide Zeccolella Guardia Venatoria della LIPU